Anche in un trattamento endodontico è molto importante sia per il medico che per il paziente, far si che i livelli di dolori siano ridotti al minimo.
Infatti il dolore post-intervento come conseguenza del trattamento endodontico è una complicanza fastidiosa da gestire, capita che il paziente non trova una giustificazione razionale al perché un intervento atto a risolvere una patologia o un dolore già presente produca invece come conseguenza sintomi fastidiosi post-operatori. Il trattamento endodontico prevede l’accesso al sistema dei canali radicolari, toccando però dei tessuti del legamento parodontale periapicale che si possono svegliare con dolore post-operatorio, da questo prende il nome “flare up”, ossia la conseguenza dello sviluppo di un processo flogistico a carico della componente vascolare periapicale con conseguente liberazione di mediatori chimici dell’infiammazione in grado di stimolare le terminazioni nervose del legamento parodontale.
Il dolore che si sviluppa come conseguenza di un trattamento endodontico è messo in relazione a diversi fattori tra i quali ritroviamo, oltre alla soglia di dolore individuale del paziente, l’età, il sesso, l’elemento dentale trattato (in relazione al numero di canali radicolari presenti), il completamento o meno della terapia in una singola seduta e infine la natura dell’irrigante canalare che viene impiegato.
Onay e il suo gruppo di lavoro della Baskent University di Ankara, in Turchia, hanno condotto un voluminoso studio clinico, in termini di numero di pazienti, al fine di valutare la percentuale di comparsa di flare-up a seguito di trattamento endodontico. Lo studio ha considerato 1.819 elementi dentali trattati da un odontoiatra esperto in endodonzia in 1.410 pazienti nell’arco di sei anni. La percentuale di comparsa di flare-up post-operatorio è stata considerata, così come la singola influenza dei fattori sopra indicati; sesso del paziente,età ecc..
L’incidenza di dolore post-operatorio è risultato pari al 3.2% dei casi trattati (59 elementi dentali) e quindi un valore abbastanza contenuto in relazione al numero di elementi dentali curati. Importante è la considerazione degli autori in merito al fatto che la presenza di uno stato di necrosi pulpare, anche in assenza di lesione cronica periapicale, è il fattore che maggiormente influenza la comparsa di flare -up post-operatorio (6% dei casi). Il dato possiede significatività statistica (p < 0.01). La presenza di lesione periapicale cronica determina la comparsa di flare-up post-operatorio in una percentuale pari al 5,2% mentre gli stati di pulpite irreversibile ne sono la causa nel 2,2%. Anche questi dati sono significativi dal punto di vista statistico ed è possibile trovare una spiegazione razionale a queste conclusioni poichè gli stati di necrosi pulpare, le lesioni croniche periapicali e le pulpiti irreversibili sottointendono la presenza di batteri all’interno del canale radicolare e quindi lo sviluppo di reazioni infiammatorie periapicali ogni qual volta gli stessi o porzioni di superficie raggiungono (come conseguenza delle manovre operatorie) gli spazi periradicolari apicali attraverso il forame (Pulp tester).
Non sono state evidenziate le differenze dal un punto di vista statistico tra il trattamento del dente vitale e ritrattamento endodontico, così come non influenti sono risultati l’età, il sesso e il tipo di elemento dentale che viene trattato.
Un discorso invece completamente diverso riguarda la modalità con cui viene condotta la terapia endodontica in termini di tempi di esecuzione. Gli autori evidenziano che una terapia endodontica condotta in una sola seduta (single visit) manifesta minor rischio di flare-up post-operatorio rispetto alla terapia condotta in più sedute (multiple visits). Il rischio relativo (odds ratio) della terapia condotta in più sedute è maggiore di un valore pari a 3.4 rispetto alla terapia svolta in un singolo appuntamento.
Gli autori dello studio considerano anche l’influenza che i diversi irriganti endodontici possono avere sullo sviluppo di flare-up post-operatorio. L’irrigante endodontico ideale deve possedere proprietà disgreganti verso i residui pulpari, un’azione antimicrobica verso i patogeni endodontici e possibilmente azione inibente verso alcuni componenti di origine batterica. Lo studio prende in considerazione come irriganti endodontici l’ipoclorito di sodio, la clorexidina e l’Edta (acido diamminotetracetico) in diverse concentrazioni e combinazioni tra loro. Nessuna differenza dal punto di vista statistico (p > 0.05) è stata osservata tra i diversi irriganti nello sviluppo di flare-up post-operatorio.
I risultati che vi abbiamo proposto in questo studio, si dimostrano importanti da considerare per le relative ricadute cliniche; in primo luogo bisogna considerare che la comparsa di flare-up dopo terapia endodontica ha una frequenza abbastanza contenuta e che esistono fattori favorenti al suo sviluppo, in primo luogo lo stato di necrosi dei tessuti pulpari e il numero di appuntamenti necessari per portare a termine la terapia endodontica.
Ecco perchè diventa necessario risolvere e portare a termine il trattamento endodontico in un’unica seduta. Si dovrà avvertire il paziente della possibile comparsa di dolore post-operatorio e impostare un’adeguata terapia medicacon antibiotico da far seguire al paziente in caso di comparsa di complicanze post-operatorie a eziologia infettiva, in particolar modo quando si opera su elementi dentali in presenza di lesioni periapicali croniche di origine endodontica, e con contenuto necrotico (strumenti dentista).