Tecniche moderne di implantologia: il carico immediato

Nell’evoluzione delle metodiche e dei protocolli delle riabilitazioni implantoprotesiche, uno degli aspetti più innovativi è stato la possibilità di ridurre i tempi della terapia con il carico immediato, mettendo in discussione i parametri standard di riferimento stabiliti da Brånemark e coll. sui tempi di attesa per l’osteointegrazione prima della protesizzazione degli impianti (tre mesi per la mandibola e sei per il mascellare superiore).

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Anche le nuove micro e macro geometrie implantari hanno contribuito a questa evoluzione arrivando così a una graduale riduzione dei tempi di carico sino al carico immediato, ossia la possibilità di applicazione della protesi contestualmente alla fase chirurgica di inserimento degli impianti.

Definizione
Al Consesus Conference di Barcellona del 2002, si sono definiti i diversi tempi e le differenti modalità di applicazione del carico protesico in implantologia:
– carico immediato, inteso come l’applicazione del carico protesico attraverso l’applicazione di un provvisorio o di una protesi definitiva con contatti occlusali entro le 48 ore dall’inserimento degli impianti;
– carico precoce, cioè l’applicazione del carico protesico dalle 48 ore ai 3 mesi successivi all’inserimento degli impianti;
– carico differito, dai 3 ai 6 mesi dall’inserimento degli impianti;
– carico ritardato, oltre i 6 mesi dall’inserimento degli impianti.
Nell’ambito del carico immediato va fatta la distinzione tra carico immediato e funzione immediata. In quest’ultima i provvisori svolgono esclusivamente una funzione estetica e fonetica, ma non hanno contatti occlusali. È il caso dei provvisori utilizzati nelle monoedentulie e/o nelle edentulie parziali nelle aree estetiche. Il carico immediato prevede invece contatti occlusali e quindi anche funzione masticatoria.
Basi biologiche
L’osteointegrazione è un fenomeno dinamico. Le sollecitazioni meccaniche a cui sono sottoposti gli impianti, principalmente durante la funzione masticatoria, si trasmettono all’osso perimplantare il quale risponde con continui processi di adattamento regolati da modellamento e rimodellamento tipici del proprio metabolismo.

In accordo con le leggi di Frost, sollecitazioni meccaniche entro determinati range stimolano il tessuto osseo a incrementare la propria mineralizzazione e ciò si traduce in un aumento della superficie di contatto osso-impianto e quindi aumento dell’ancoraggio implantare.

Al contrario sollecitazioni meccaniche eccessive portano al prevalere di microfratture che non riescono a essere compensate dai fenomeni di neoapposizione. Si avrà quindi perdita di contatto osso-impianto fino alla perdita dell’osteointegrazione.
L’atrofia da disuso al pari porta alla demineralizzazione dell’osso perimplantare.

La conoscenza di questi fenomeni portò Brånemark a considerare più sicura nel suo protocollo una metodica di applicazione del carico differita, in modo che gli impianti già osteointegrati potessero sostenere meglio tali sollecitazioni. Infatti l’impianto al momento dell’inserimento deve avere una stabilità primaria e deve rimanere stabile durante le prime fasi di guarigione. Micromovimenti superiori a 150 micron interferiscono infatti con il processo di osteointegrazione e portano alla formazione di un callo fibroso che si interpone tra l’impianto e il tessuto osseo.

Dopo alcuni mesi si instaura una stabilità secondaria in grado di sostenere meglio le sollecitazioni esterne e quindi il carico protesico. L’evoluzione delle tecniche chirurgiche e della micro e macro geometria delle superfici implantari ha fatto sì che si potessero ottenere degli elevati valori di stabilità primaria con percentuali di contatto osso-impianto molto alte, e un più rapido instaurarsi della stabilità secondaria.

Tutto questo ha portato a una rivalutazione dei tempi di applicazione del carico protesico con una sequenziale riduzione di questi tempi, ovviamente sempre in relazione ad altri fattori biomeccanici che influenzano il sistema, fino alla possibilità di applicazione della protesi contestualmente all’inserimento degli impianti.

In un recente “state of science” pubblicato sulla principale rivista mondiale di implantologia, è stato infine sancito che il carico immediato al pari delle altre procedure può essere definita una procedura sicura, ovviamente, qualora siano soddisfatti i criteri necessari per effettuare il carico immediato.